La segnalazione di una imprecisione presente nel saggio – Le sirene nei miti antichi
Colgo l’occasione per ringraziare Gianfranco Carrone, appassionato di mitologia greca sin da bambino, per avermi segnalato, alcuni giorni fa, una incongruenza presente nel Cap. XXXV ove ragiono intorno al mito degli Argonauti. In quella occasione, infatti, sbagliando, indico le sirene della mitologia greca come creature acquatiche per metà donne e per metà pesci, mentre in realtà le sirene di tradizione greca in età classica erano per metà donne e per metà uccello. Le S. pesce sono invece piuttosto di tradizione nordica ossia europea, ma come le S. uccello di cultura orientale pare rappresentino sempre divinità minori legate al mondo acquatico. Entrambe inoltre sembrano collegate ai primi navigatori ed entrambe appaiono per essi come creature divine benefiche ma con riserva, infatti, secondo le mie soggettive interpretazioni entrambe hanno il compito di mettere in allarme gli antichi navigatori segnalando loro potenziali pericoli legati alla navigazione.
Nel caso delle S. pesce, come espongo nel saggio, ritengo che con esse i primi navigatori avessero voluto trasfigurare i grandi cetacei che incontravano nelle loro navigazioni, essendo dei mammiferi che, come risaputo, non solo stupiscono per le notevoli dimensioni e per le loro soavi movenze, ma anche per i loro caratteristici canti. Erano quindi per gli antichi navigatori, probabilmente, spettacolari e attraenti creature marine dalla indole pacifica dalle quali comunque occorreva rimanere a debita distanza se non si voleva correre il rischio che un colpo della loro poderosa coda facesse inabissare inesorabilmente le loro imbarcazioni.
Nel caso della tradizione orientale è ipotizzabile invece che sia stato scelto l’uccello come ibridazione umana femminile perché’ per gli antichi navigatori che iniziarono ad avventurarsi in traversate lontano dalle coste in mezzo al mare, era sicuramente un bene l’avvistamento di volatili in quanto indicavano la vicinanza alla costa, ma nel contempo dovevano metterli in allarme perché avvisavano anche del pericolo di secche e di scogli affioranti.
Anche nella mitologia greca comunque esistono ancestrali creature divine fisicamente simili alle S. pesce. Mi riferisco a Delfine un essere metà donna e metà serpente che nei miti più ancestrali è una creatura malvagia mentre in quelli meno ancestrali diviene una creatura benevola (usata da Apollo per custodire l’oracolo di Delfi).
Inoltre occorre non dimenticare, come espongo nel saggio, che col mito degli Argonauti si sta tramandando l’incontro, e le inevitabili fusioni, fra la cultura orientale e quella occidentale dell’età del bronzo, avvenuto in seguito al cataclisma di Santorini ed al declino della talassocrazia minoica. Questo processo integrativo nel mito degli A. lo si intravede anche nell’episodio delle rupi erranti che alcuni interpretano, in maniera condivisibile, come il passaggio fra due iceberg.
L’identico nome di Sirene usato sia per divinità ibride femminili tradizionalmente nordiche (per metà pesce) e sia per quelle tradizionalmente orientali (per metà uccello) fa supporre simili fusioni culturali. In questo caso inoltre l’attuale consuetudine di associare le sirene a creature benevole per metà donne e per metà pesci, secondo le tradizioni nordiche anziché secondo la tradizione greca orientale, può essere dovuta al fatto che in tal modo non si correva più il rischio, nelle rappresentazioni artistiche e simboliche di confondere le benevole sirene con le malefiche Arpie della mitologia greca, anch’esse rappresentate identicamente alle sirene come creature per metà donne e per metà uccelli.
Lascia un commento